29.10.07

StimaPrecaria


Come sempre latito ma come sempre torno sul luogo del delitto pronta a dispensare pillole di saggezza e gastronomia.
Partiamo dalla saggezza.
Il mio infallibile oroscopo sostiene quanto segue: Right now, you are the best person for the job of taking care of you. L'arte di prendersi cura di se stessi si impara con il tempo. Anche se non siete dell'ariete, vi consiglio comunque di tenere in considerazione l'idea di farvi un po' di bene, deliberatamente e con costanza.
Io personalmente seguirò il consiglio, anche se non è sempre semplice.
E non sto parlando solo di mangiare cose sane, fare attività fisica e smettere di fumare come turchi. E' qualcosa di più profondo, una auto-tutela che ti deve scattare dentro, una carezza emotiva rivolta a se stessi ed alla propria maltrattata autostima.
Dai, non sei così malaccio! Ripetiamocelo come un mantra ogni volta che il nostro dialogo interno comincia a diventare una critica costante, ogni volta che ci sentiamo in colpa, inadeguati, frustrati, avviliti. Ricordiamoci delle cose buone che abbiamo fatto, e di chi ci vuole bene per quello che siamo, nonostante tutti ma propro tutti i nostri difetti.
Just the way you are insomma: "non ti ho lasciato nei momenti difficili, non saremmo potuti arrivare cosi lontano, ho vissuto i bei giorni, vivrò anche i cattivi. Ti accetterò semplicemente cosi come sei".
E non ce lo deve cantare solo Billy Joel, cantiamocelo noi e regaliamo alla nostra autostima una bella iniezione di accettazione. Va bene dai, non sei così malaccio!

Oggi niente ricette, yoga culinario. Cucinatevi il vostro piatto preferito, qualunque esso sia. Apparecchiate una bella tavola, con il servizio buono, vestitevi carini e regalatevi una cenetta intima con voi stessi. Passerete una bella serata!
Se durante la cena vi annoiate, o peggio vi deprimete, nessun problema. Ricominciate con il mantra. Se poi non basta neanche quello e la vostra compagnia vi risulta decisamente insopportabile... forse è il caso di accantonare il self-help e rivolgersi ad un serio specialista!
E' assurdo dividere le persone in buone e cattive. Le persone si dividono in simpatiche e noiose.
(O. Wilde)

Playlist oggi necessariamente autocelebrativa, da concludere con l'immancabile Vincerò del Nessun dorma. E poi non ci si venga a dire che manca l'ottimismo!
Mario Biondi - Just the way you are (Billy Joel cover)
Bif Naked - I love myself today
Cake - I will survive (Gloria Gaynor cover)
Luca Bussoletti - Mi amo
Nessun dorma - da "Turandot" di Puccini

23.10.07

MediterraneoDaMangiare

Buenos dias.
I dieci affezionati lettori avranno sofferto la mia mancanza, ma l'assenza era giustificata: ero a Madrid.
Ho passato 5 giorni nella capitale spagnola e, tra una "marcha" e l'altra, ho avuto modo di gustare deliziosi piattini iberici, le cui ricette andrò proponendo di tanto in tanto, per la gioia dei miei fan.

A Madrid si mangia bene, non proprio light ma con gusto, si vive bene, si spende poco e ci si diverte molto. Perché non posso dire lo stesso di Roma?!?
Afflizioni a parte, mi sento in dovere di informarvi che ho finalmente portato a termine il temibile "cambio di stagione" ed è stato meno drammatico del previsto. Sono sempre la solita esagerata!
E allora fiesta, stasera ricettina spagnola, un omaggio alle terre di Juan Carlos con il piatto più tipico che si possa immaginare: la mitica Tortilla de Patatas!
Come tutti i piatti popolari, pure della tortilla esistono mille versioni, che ve lo dico a fa'... Anche qui (cfr. Tiramisù) bisogna quindi imparare a barcamenarsi tra le diverse scuole di pensiero, sperimentare e trovare alla fine il proprio equilibrio culinario.
A me per esempio piace che le patate non siano troppo spappolate, anche se questo richiede tempi più lunghi di cottura. Ma il piacere si nutre dell'attesa. E così mentre aspettate che le patate si cuociano a dovere, rallegratevi con una rumbita in versione moderna, che potete ballare in cucina, così bruciate anche un po' di calorie e vi sentirete meno in colpa dopo: la Tortilla non è certo un piatto dietetico!
Ed ecco la ricetta!

TORTILLA DE PATATAS
1/2 kilo di patate abbastanza grandi
4 uova
olio d'oliva in abbondanza
sale
pepe
prezzemolo (facoltativo)
1 cipolla (facoltativa)

Pelo le patate e le taglio a cubettoni grandi. Metto a scaldare in una padella dai bordi alti l'olio e poi se voglio aggiungo la cipolla tagliata a rondelle e la faccio dorare un minuto, altrimenti metto direttamente le patate nell'olio caldo. Mentre le patate si cuociono (devono essere belle morbide ma un po' croccanti) sbatto energicamente le uova con il sale e il pepe e se voglio anche con il prezzemolo triturato. Quando le patate sono cotte le levo dall'olio, le scolo un po' e poi le aggiungo alle uova, rigirando. Poi rimetto la padella sul fuoco, con un filo d'olio, verso il composto di uova e patate e lo tengo un minutino a fuoco abbastanza alto, poi abbasso. Quando la frittata è sufficientemente solida, la giro, avendo cura anche per l'altro lato di farla scottare a fuoco alto e poi abbassare. Faccio cuocere un altro po' e poi rigiro, e poi rigiro ancora un'altra volta... Ci vuole un po' di pazienza, ve l'avevo detto. Più di una volta mi è capitato di farmi prendere dalla frenesia e mi sono ritrovata con una tortilla con le patate mezze crude. Non imitatemi.
Quando finalmente sarà cotta oltre ogni ragionevole dubbio, la metto su un piatto tra due strati di carta assorbente e con santa pazienza la faccio raffreddare: la tortilla è buona fredda...
Se saprete aspettare tutto il tempo necessario, senza cedere all'impazienza, credetemi: sarete ricompensati! Per occupare i tempi morti godetevi un classico della canzone d'autore spagnola, pensando al Mediterraneo che ci unisce e ripassando anche el idioma de Cervantes. ¿Qué le voy a hacer, si yo nací en el Mediterráneo?

Ora è pronta davvero. Buen provecho!

Playlist iberica
Ojos de brujo & macaco - Rumba dub style
Joan Manuel Serrat - Mediterráneo

16.10.07

CiVuoleFegato


Se i tempi non chiedono la tua parte migliore, inventa altri tempi...
(Stefano Benni)

Continua a splendere imperterrito il sole sulla città eterna. Io continuo il mio esercizio zen di guardare il bicchiere mezzo pieno.
Peccato che poi dopo averlo guardato, quel bicchiere continui imperterrita anche a svuotarlo.
Il mio fegato ha appena telefonato ad Amnesty International: chiede protezione contro i soprusi subiti.
Ok, forse anche il fegato ha diritti da rivendicare.
Voglio dare retta al mio fegato, basta stravizi.
Mi regalerò una serata detox, cenetta leggera e a letto presto. Vitamine e riposo, il fegato ne sarà contento. Anche il resto del corpo, suppongo.
E allora oggi insalatina per tutti! Ma attenzione, l'insalata non è quella roba sciapa e insulsa che molti si autoinfliggono come punizione dietetica per buttare giù le maniglie dell'amore e diventare magrissimi e depressi.
L'insalata richiede fantasia, e calviniana leggerezza nell'accostare forme, sapori, condimenti...
Quella di oggi è semplicissima, colorata, insolita e con un tocco esotico.
Non avendo un nome, la ribattezzerò InsalUte Mista, direi che rende!

INSALUTE MISTA
Insalata mista (ok dai, va bene anche quella in busta)
1 confezione di mais in scatola
1 avocado
1/2 scalogno (ma se non ce l'avete non fa niente, è buona lo stesso)
sale
olio
pepe
limone

In una scodellina mescolo l'olio con il sale, il pepe e qualche goccia di limone. Nel frattempo metto in una ciotola l'insalata che avrò sciacquato e centrifugato con cura (se rimane bagnata l'insalata si ammoscia!), l'avocado sbucciato e tagliato a quadretti, lo scalogno affettato molto sottile e il mais. Verso il condimento ben emulsionato, mescolo un paio di volte e mangio subito.
Se poi voglio darmi un tono ancora più chicchettoso, accompagno l'Insalute con crostini di pane di segale tostato, salmone affumicato e un filo di burro (sperando che il fegato non se ne accorga).

Salute!

Dimenticavo! La playlist in questo caso richiede sonorità lounge. Sparatevi un qualunque Buddha Bar o similari. Vi farà sentire come su una spiaggia di Ibiza al tramonto, più o meno...

15.10.07

NonC'èFicoSenzaSpine...

Here comes the sun, direbbero i Beatles. Ero pronta al fatidico cambio di stagione, lo giuro, ma su Roma splende da tre giorni un sole ostinato e non è più il caso adesso di pensare con tanta insistenza all'inverno.
E poi mi è stato fatto notare che il mio ultimo post era troppo malinconico, e che in fondo questo autunno romano non è poi cosi "uggioso" come andavo scrivendo io... è vero!

Il mio oroscopo di oggi parla così all'ariete: When you want to get away from stress, put in your earphones and let your current favorite song take you away.
Seguo il consiglio, grazie, e per fuggire allo stress mi infilo nelle orecchie le parole dell'intramontabile Edith Piaf, quano gridava al mondo:

"Non, je ne regrette rien. Ni le bien qu'on m'a fait, ni le mal. (...) C'est payé, balayé, oublié. Je me fous du passé. Avec mes souvenirs, j'ai allumé le feu. Balayés mes amours, avec leurs trémolos. Balayés pour toujours. Je repars à zéro".
No, non rimpiango nulla. Né il bene né il male che mi hanno fatto. Non rimpiango nulla. E' stato tutto pagato, spazzato via, dimenticato. Me ne frego del passato. Con i miei ricordi ho acceso un fuoco. Ho spazzato via gli amori, con i loro tremolii, spazzati via per sempre. Riparto da zero.
Meglio, no? Un filino aggressiva la Edith, ma decisamente energica!
E allora, zen e coraggiosa, riparto da zero e mi cimento nell'esercizio spirituale di guardare il lato mezzo pieno del bicchiere. Se poi il bicchiere contiene qualcosa di buono da bere, ancora meglio...

E dopo la filosofia catartica del Niente di Niente, per completare il tutto, cari amici dell'Ariete, possiamo anche spararci "Redemption song", magari nella versione di Ben Harper: "Emancipate yourselves from mental slavery; none but ourselves can free our minds".
E chi ci ammazza?!?

Allora oggi niente ricette, con questo sole non state a casa a spignattare. Piuttosto andatevi a bere un sano bicchiere di vino con gli amici. Io personalmente farò così.
"Libiamo ne' lieti calici che la bellezza infiora, e la fuggevol ora s'inebri a voluttà."
Se poi proprio non potete fare a meno di preparare qualcosa, eccovi una ricetta che vi farà compagnia nelle sere d'autunno con il caldo sapore dell'estate!
Premetto che non è farina del mio sacco, ma è presa da "A tavola con gli Dei", di Stefania Barzini. Un libro che consiglio, ci sono meravigliose ricette delle Isole Eolie, raccontate con garbo.
Eccola allora!

LIQUORE DI FICHI D'INDIA
7 fichi d'india sbucciati
1/2 litro di alcool per liquori
250gr di zucchero
1 litro d'acqua.
"Metto i fichi in 1/2 litro di alcool e li tengo in infusione per 5 giorni. Il sesto giorno faccio bollire insieme l'acqua e lo zucchero fino ad ottenere uno sciroppo liquido. Aspetto che si raffreddi e aggiungo l'infuso di alcool e fichi d'India. Elimino i fichi dopo averli ben strizzati con un tovagliolo in modo da ricavarne tutto il succo. Imbottiglio e bevo quando mi pare, anche subito."
E infatti, come consigliato dalla buona Barzini, io ho imbottigliato e bevuto praticamente subito... Ne vale la pena! Sbrigatevi a comprare i fichi d'India, prima che siano rimpiazzati da castagne, cachi, mandarini...

P.s. Per tutti gli arieti, e anche un po' per gli altri, questa è la mia playlist di oggi, in caso ci fossero dubbi:
Here Comes The Sun - The Beatles
Rien de Rien - Edith Piaf
Redemption Song - Ben Harper (Live Acoustic Bob Marley cover)
La Traviata - Giuseppe Verdi

Buona serata.

12.10.07

Stufa(to)diNostalgia



Cari i miei dieci lettori,

sono sparita ancora prima di iniziare, è vero. Ma ve l'avevo detto: la costanza non è il mio forte, e quanto scrivevo in "PrimoPostPrecario" è lì a testimoniarlo.
Il mestiere di scrivere è un lavoro duro e faticoso, e temevo di tradire la mia condizione di disoccupata dedicandomi con troppa assiduità a impieghi intellettualmente impegnativi..

Ma ora sono qui, e veniamo a noi: l'autunno è arrivato in versione ufficiale, con il suo corredo di cielo grigio, pioggerellina, foglie morte e rimpianti per l'estate che avrebbe potuto essere e non è stata.
E noi? Noi ovviamente si sta come d'autunno sugli alberi le foglie o, in versione più contemporanea e pop, come queste foglie d'autunno, con niente da stringere (vedi Paolo Nutini, "Autumn").

La tristezza incombe, insieme al drammatico cambio di stagione che dovrò fare questo week-end…
Già mi vedo lì a stipare le cose più assurde negli angoli angusti di questa piccola casa e a rendermi conto, per l'ennesima volta, di quanti vestiti non metto mai, limitandomi solo a spostarli su e giù dall'armadio con il cambiare inesorabile delle stagioni.

Ma censuriamole queste vecchie tristezze!
Se un vestito, per quanto carino, non lo metti mai, perché ostinarsi a trasportarne il cadavere? Quel vestito è solo l'infeltrito ricordo di un passato che ora ti sta troppo largo, ora ti stringe in vita, ora ti fa difetto. Una zavorra inutile nel tuo armadio pieno di malinconia.
Via! Aria nuova tra la naftalina! Ci vuole coraggio a rinunciare: è molto più facile trascinarsi dietro tutto, stretti in un vestito che non ci rappresenta più. Ci vuole coraggio ad andare nudi incontro al proprio futuro, senza nascondersi dentro a un vecchio sé stesso, stropicciato ma così rassicurante.

Questo è dunque il mio buon proposito del week-end: svuotare la casa, e la vita, dalle inutili nostalgie.
Sarà un lavoro faticoso, e non escludo di versare qualche lacrimuccia durante il commiato.
Ma ci vuole coraggio, forza e dolcezza.
La forza del caffè e la dolcezza del cacao. E allora la ricetta di questo piovoso 12 ottobre non può che essere il più celebre Prozac culinario made in Italy: l’immancabile tiramisù!
Dolce celebre in tutto il mondo, non se conoscono con esattezza le origini (forse venete) ma il nome decisamente allusivo ha portato a credere che questa esplosiva miscela di mascarpone, cacao e caffè potesse sollevare anche qualcos’altro oltre all’umore…
Io per il momento mi accontento della serotonina sprigionata dal cacao e della sferzata di energia del caffè molto concentrato, che mi faranno compagnia mentre una ad una le foglie morte… cadono.

TIRAMISù

1 tazza di caffè forte
500 g di mascarpone
250 g di savoiardi
3 uova
80 g di zucchero
cacao amaro in polvere
cioccolato fondente

Sbatto i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso ed omogeneo. Aggiungo poi il mascarpone, mescolando ovviamente con cura. Poi preparo il caffè (non lesinate sulle quantità di miscela, deve essere forte!) e lo faccio raffreddare, quindi aggiungo due cucchiai di acqua (o di marsala o di alcol per dolci) e immergo i savoiardi, facendo attenzione a non farli inzupparli troppo.
A questo punto mi munisco di un recipiente rettangolare (o della forma che volete) e ci metto uno strato di savoiardi imbevuti, quindi uno di mascarpone, procedendo a stratificazioni successive fino a che basta la crema (attenzione perché deve essere tanta!). L’ultimo strato deve essere coperto di crema, poi spolverizzato di cacao e di scagliette di cioccolato fondente, che avrete ricavato passando la lama di un coltello su una tavoletta di cioccolato.

Va lasciato in frigo per almeno tre ore.

Di un dolce così famoso ovviamente esistono mille ricette e mille versioni. Anche sulle quantità di uova e/o mascarpone la critica culinaria si divide da anni senza incontrare un punto comune. Io credo che ognuno debba scoprire il “suo” tiramisù, provandone diverse ricette finche non si arriva a quello che per noi è l’equilibrio nirvanico tra uova, mascarpone, savoiardi e caffè. Io personalmente arrivo alla pace interiore aggiungendo una spolverata di cannella al cacao amaro e avendo cura che i savoiardi non si inzuppino troppo ma che rimangano deliziosamente morbidi. E del resto chi vorrebbe un tiramisù moscio?!?

Mangiare lentamente, mentre i vestiti volano via, dall’armadio, o da dove volete…